Voglio condividere con voi quanto il perdonare ci rende liberi e ci fa crescere. Ho ripreso in mano e rivisto questo mio scritto di alcuni anni fa. Perdonare non è facile, anzi richiede un grande lavoro dentro se stessi per riportare in equilibrio le proprie emozioni ferite. Tuttavia quando ci riusciamo, raggiungiamo una migliore consapevolezza. Quando si vivono esperienze che lasciano un segno profondo nella vita questa cambia e ci porta ad essere più sensibili verso la sofferenza degli altri, la comprendiamo meglio, perché sappiamo cosa significa soffrire. Con il tempo le ferite si rimarginano, diventano cicatrici, non procurano più lo stesso dolore, ma ogni volta che le vediamo ci ricordiamo di quello che abbiamo vissuto, mentre pian piano ci accorgiamo che stiamo prendendo o abbiamo preso le distanze da quanto può essere successo. I corpi, negli anni, si trasformano ma l'essenza contenuta in ogni essere umano rimane sempre la stessa, per questo lo stratagemma è vedere oltre ciò che è accaduto e ciò che appare. Se mi sento ferita da qualcuno, non cerco di vedere solo il suo errore, vedo anche se da parte mia ci sono stati eventuali atteggiamenti che potrebbero aver indotto a ferirmi. E' importante quello che è successo, ma ancora di più lo sono le emozioni che posso aver vissuto. Karuna è nello yoga il termine sanscrito che descrive la compassione e Upeksha è l'imperturbabilità sia verso gli amici che verso i nemici e andrebbero entrambe coltivate. Nel primo pada, degli Yogasutra, Patanjali ci indica, in modo chiaro, come percorrere il cammino dello Yoga, consigliandoci di coltivare la compassione, l'amorevole gentilezza, la cordialità e l'equanimità affinchè la mente possa collocarsi nella serenità e rimanere luminosa. Il perdonare è una delle azioni che riporta la mente ad essere libera e tranquilla, perché perdonando l'altro perdoniamo, in qualche modo, anche noi stessi, in fondo abbiamo sempre qualcosa di cui perdonarci. Ogni persona è un nostro riflesso che ci mostra i lati belli e quelli brutti di noi. La nostra forza può consistere nel capire quali lezioni sono venuti, inconsapevolmente, a portarci coloro che ci hanno offeso mentre, nel contempo, possiamo cercare di sviluppare la compassione. E' ovvio che la compassione non significa, necessariamente, giustificare comportamenti altrui violenti ma comprendere che chi si comporta male vive in uno stato mentale non nitido e confuso. Quando perdoniamo non stiamo condonando l'altro, perchè questo non attiene a noi ma al Dharma, ovvero all'Etica Universale ma stiamo donando all'altro che, comunque raccoglierà ciò che ha seminato e a noi stessi l'alleggerimento dal peso della nostra amarezza. Nel contempo ci liberiamo da un'ostinazione che, come il cuspide di un'arma, ci porta al rancore, al risentimento e a voler a nostra volta ferire per il senso dell'onore. Quindi a coltivare la rivincita, non accorgendoci che, per questo, siamo costretti a utilizzare la stessa arma di chi si è comportato male con noi. La rabbia fa commettere delle azioni distruttive e dire delle parole non pensate e poi raramente si ha il coraggio di riparare a quanto fatto e chiedere scusa perchè l'orgoglio nella vita è uno degli ostacoli più grandi. La volontà di essere disponibili a Kshama, il perdono è una grande qualità e non si impara grazie alla lettura dei libri ma è un qualcosa che dobbiamo praticare proprio nei momenti che sono meno facili, nei momenti delle prove, quando siamo afflitti da azioni altrui che ci hanno causato sofferenza.Personalmente ritengo che bisogna superare la rabbia, perché all'inizio essa da forza e ci sta, ma poi ci fa perdere di vista noi stessi e lo scopo della nostra vita e nuoce anche sulla nostra salute.Quando qualcuno ci ferisce, all'inizio proveremo depressione e da questa potrebbe scaturire la collera e di seguito la vendetta. Per cui, con molta pazienza è necessario trovare la forza per cercare di dimenticare e perdonare, anche se potrebbe essere molto, molto, molto difficile. In questo modo risponderemo all'Himsa, alla violenza altrui, con Ahimsa la non violenza e soprattutto potremo manifestare karuna e daya, la compassione e l'amorevole gentilezza, mostrando così di essere, in qualche modo, più maturi di chi ci ha danneggiati. Tutto ciò ci porterà a Santhosha, lo stato di accettazione che man mano porta gioia. L'atto del perdonare viene considerato uno Yajna cioè un atto sacrificale, perchè certamente non è facile ed è un sacrificio perdonare qualcuno che può averci profondamente afflitti.Tuttavia se non perdoniamo, dentro lo spazio della nostra mente si intrufoleranno la rabbia, l'odio, l'elaborare la ripicca e tutto questo ci porterà ad uno stato di maggiore dolore e infelicità.La più grande vittoria è comportarsi con l'altro come non avrebbe mai pensato ci comportassimo, non aggrappandoci all'offesa ricevuta ma cercando di non rievocare. In questo modo ci libereremo anche dal pensare all'altro e il male che ci ha fatto non troverà più dove appigliarsi. Ritengo anche che, se siamo stati noi a comportarci male con qualcuno, dovremmo cercare sempre, se possibile, un chiarimento, perchè ciò che rimane irrisolto è un ostacolo per il benessere sia nostro che dell'altro. Magari ci si convince anche che le ragioni siano solo da una parte ma non sempre è così. Si può vivere nell'illusione che tutto si costruisce e tutto si può rompere, in realtà niente si incontra e nulla si separa, perché qualsiasi rapporto, qualsiasi vissuto, lascia dentro di noi e anche nell'altra persona delle tracce della nostra essenza e della sua essenza. Potrebbe sembrare un discorso difficile, ma non lo è. La vita può apparire, a volte, senza vie di fuga, ma affrontando con calma le situazioni, troveremo anche porte che si apriranno. Perché costruire muri? Se non avremo chiarezza dentro noi stessi e con gli altri, quello che stiamo cercando di buttarci dietro alle spalle, diverrà un peso da portare sulle spalle. Quello che vorrei condividere con voi è questo senso del perdono e dei vari livelli di perdono che man mano possiamo raggiungere, a secondo della gravità di ciò che abbiamo potuto vivere. Quando avevo 23 anni mio padre fu ingiustamente assassinato. Non ho mai avuto a che fare con i suoi assassini e mai parlato con loro del perdono. Quello che ho fatto è stato un lungo percorso per sradicare dentro di me tutte le emozioni dolorose e distruttive conseguenti a quanto accaduto. Vorrei chiarire che perdonare non significa giustificare. Infatti ritengo che nessuno e in alcun modo debba violare la vita altrui. Tuttavia ho compreso che perdonare ci vincola di meno all'altro che ci ha ferito e fa si che si sciolgano dei nodi dentro di noi. Condivido con voi che la vera forza è non permettere a chi ci ferisce di continuare a ferirci e affinchè questo avvenga non dobbiamo attaccarci ai ricordi. Questo non significa ignorarli ma deprivarli della loro negatività e sofferenza. Ci sono accadimenti che rimarranno, come cicatrici, impressi per sempre dentro di noi, il perdono concede a noi stessi affetto perchè ci tira pian piano fuori dal dolore. Questo non significa essere buonisti ma attuare un'opportunirtà per far si che i fantasmi di coloro che ci hanno causato delle ferite non continuino ad esistere dentro di noi e per questo motivo a feririrci ancora. Come ho detto ognuno raccoglierà ciò che semina e si dice anche che chi semina vento raccoglierà tempesta. Chi semina dolore come potrà raccogliere i frutti della gioia? Tuttavia questo non riguarda noi ma le persone che seminano la sofferenza.
-
Mi è piaciuto molto e condivido,grazie di cuore.
RispondiEliminaLetizia La Rocca
RispondiEliminaNella vita se.si riesce a perdonare si vive più Tranquilli e sereni, io non serbo rancore non è la mia indole...credo che chi perdona ha tanta pace si vive molto meglio
Maria Guerriero
RispondiEliminaBellissima
Doris Ann
RispondiEliminaGiusto ma a volte non riesco dipende dall' offesa
Rita Broccolo
RispondiEliminaVero.. Quando si perdona..ci si sente meglio..In realtà quel rancore faceva male a noi stessi..🌹
Malli Ferraris
RispondiEliminaE se dovessimo perdonare la nostra paura di agire per autodifesa, l'inettitudine e la mancanza di coraggio ? Se dovessimo perdonare di non avergliela fatta pagare ma aver incassato senza provar odio? , la debolezza si perdona per accettarla o si accetta per perdonarla?
Giuseppa Lombardo
RispondiEliminaPiù sicuri di stare bene
Cosimo Menga
RispondiEliminaPerdonare serve all'offeso per avere pace.
Letizia La Rocca
RispondiEliminaSi chi perdona vive meglio ha più serenità nell'anima, chi ha fatto il male deve dare conto alla sua coscienza. Buona notte 🌹
Carmelo Orazio Ansaldo
RispondiEliminaBUONGIORNO E LA VERITÀ PROPRIO COSÌ
Maria Panetta
RispondiEliminaPerdonare serve all'offeso per Avere Pace.
Marcella Giorri
RispondiEliminaVerissimo non e' facile ma bisogna perdonare e dimenticare!