COMPRENDERE LE ESPERIENZE


La vita è fatta di tante esperienze viste e vissute nel viaggio che prima o poi arriverà a destino. Alcune non le abbiamo cercate, ma sono arrivate improvvisamente, agite da altri che sono apparsi nella nostra vita. Come noi sono attori che stanno recitando una parte ma il problema è che l'agente e l'agito non hanno consapevolezza dei loro ruoli e così nascono gli affanni, le delusioni, le incomprensioni, lo stress e le chiusure poichè quest'ultime costano meno fatica dell'azione che, nel tempo, ci è voluta per conquistare la fiducia dell'altro. E' più facile rimanere nel silenzio che mettersi a nudo e confrontarsi. A volte mi prende l'entusiamo di condividere il pensiero che ogni esperienza non sia casuale e che la vita è una scuola che ci da la possibilità di apprendere dalle lezioni che ci offre. Pensiamo che sia più facile e sfizioso acquisire conoscenza dalle situazioni spensierate, effervescenti, con le bollicine in superficie, ma ciò che spesso muove l'intelligenza e il pensiero e ci fa divenire persone più mature sono quelle nelle quali si creano dei contrasti. Sul palcoscenico ci sono l'attore protagonista e quelli che interagiscono con lui/lei senza i quali non potrebbe recitare la sua parte. E' solo quando c'è la giusta passione che la recita è vincente e la passione non è qualcosa che si costruisce durante, come spesso ci illudiamo nei rapporti interpersonali, o c'è dall'inizio altrimenti c'è l'accontentarsi. Ogni esperienza ci offre la chiave per aprire una stanza del nostro karmashaya  l'inconscio deposito dove i samskara (le impressioni)  generati dalle esperienze del samsara, le ciclicità della vita, giacciono custodite, senza che le vediamo. Le esperienze, soprattutto quelle più particolari, ci offrono la possibilità di trasformare quelle tracce latenti che sono la causa dei klesha,delle afflizioni, ovvero di quegli intrecci che fino a quando non li avremo risolti ci vincolano, causando insofferenza e sofferenza. La causa di questa sofferenza consiste nella mancanza di una consapevolezza più spirituale, senza la quale il soggetto percepisce solo in modo personale un determinato oggetto.  La comprensione dei meccanismi è il motore di tutto e diviene un forte collante tra due persone quando non viene escluso o negato il dialogo che crea l'intesa. Voglio dire che ogni esperienza è il prasada, il cibo che l'Universo ci dona, per risolvere qualcosa che sta limitando la nostra evoluzione interiore e in quanto tale, porta con se la chiave della porta da aprire. Il problema è che spesso o non vogliamo usarla oppure non permettiamo agli altri di darci una mano per inserirla nella toppa. Questo perché siamo chiusi nelle nostre convinzioni. Possiamo seguire tutte le regole, le tecniche che vogliamo ma, consentitemi di esprimere il mio modesto parere che in alcuni lascerà il tempo che trova, non potremo di certo assaporare la spiritualità più autentica se non  apriremo i nostri cuori. I muri non creano esperienze, l'apertura, la volontà di iniziare ad esprimere noi stessi creano l'experiri, la sperimentazione che ci porta alla conoscenza più vera e profonda della vita e quindi a calmare le onde agitate del nostro oceano interiore. Concludo dicendo che i sentimenti, in qualsiasi campo relazionale, sono qualcosa di eccezionale, nel senso che, in un mondo dove i rapporti vengono vissuti, quasi sempre con superficialità, i sentimenti sono una eccezione quasi rara a trovarsi. Se ci riflettiamo, in genere, i rapporti umani sono quai sempre basati sul dare per ricevere e questo limita molto non solo la libertà di espressione ma di apprendere da una determinata situazione. Aiutare gli altri  a manifestare la loro autenticità e accettare il loro aiuto per rivelare la nostra, utopisticamente, penso sia il massimo che possiamo realizzare in ogni esperienza.