TRA UN IMPEGNO E l'ALTRO

 Tra le notti che passo in ospedale , negli ultimi tempi, vicino a mia madre e gli impegni di lavoro di giorno, ho deciso di trovare un po di tempo per continuare a curare questo piccolo blog.
Oggi vorrei parlare della riconoscenza che noi dobbiamo dare ai nostri genitori, poiché i genitori che abbiamo sono esattamente quelli che dovevamo avere. Al tempo di oggi è sempre più difficile trovare genitori che portano avanti il loro ruolo. La madre è il nostro primo insegnante. Ci ha portati per 9 mesi nel suo grembo e quindi dentro di noi portiamo una parte indissolubile di lei. Oggi molti figli abbandonano i genitori proprio quando sono anziani.Qualche mese fa una anziana signora l'ho vista triste. Ho pensato che fosse importante dedicarle del tempo affinché potesse parlare con qualcuno. Mi ha raccontato che era rimasta vedova. Aveva avuto 4 figli ma erano tutti fuori città, poiché avevano scelto di lavorare altrove e quindi lei era rimasta sola. Nel momento di maggiore fragilità e bisogno della sua vita era da sola. Non fraintendetemi. non dico che i figli devono rimanere attaccati alle gonne e ai pantaloni dei genitori, ma penso che debba essere tributata, ai genitori, una sana riconoscenza. Molti genitori fanno enormi sacrifici per i figli e poi vengono contestati o messi da parte. Altri genitori, invece di occuparsi dei figli e di aiutarli a crescere, si dedicano ad attività effimere, magari momentaneamente piacevoli, ma che non seguono il dharma, ovvero la retta via. Non sono moralista no, ma ritengo che se si decide di essere genitori allora è necessario prendersi cura, cioè coltivare secondo le regole universali le creature che vengono affidate. I figli non sono di proprietà dei genitori, vengono loro affidati per essere cresciuti con affetto, facendo aumentare in loro l'autostima al fine di aiutarli a portare fuori i propri talenti. I bambini sono come delle tenere pianticelle, come si può spezzare loro l'entusiasmo di vivere? Ho conosciuto tante pianticelle a cui era stata offuscata la parte più bella eppure ho visto la luce che continuava ad esserci dentro di loro. 
Quando guardo mia madre vedo nei suoi occhi la saggezza e nel contempo la paura, la rassegnazione e nel contempo la fede. Nel ciclo della vita io sono diventata un albero e lei è ritornata ad essere una piccola pianta. vorrei che non si sentisse indifesa, abbandonata o inutile, come molti anziani si sentono.  Penso a quelle persone che lasciano le loro nazioni per andare all'estero ad occuparsi dei genitori degli altri, abbandonando i propri e penso ai figli in carriera che lasciano i loro genitori nelle mani di figli di altri genitori.
A volte mi chiedo se arriveremo a capire che, nel gioco dei diversi ruoli, non conta tanto quello che siamo, se siamo figli o genitori, quello che conta è l'amore e la gratitudine che sappiamo dare, in senso di riconoscenza.

Adriana

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