I RICORDI


La nostra vita è come un film che scorre e ciò che collega l'inizio alla fine sono i ricordi, alcuni consci, altri depositati nell'archivio dell'inconscio.
Anticamente la sede dei ricordi era ritenuta fosse il cuore, forse perché il cuore è la sede delle emozioni belle  e brutte e dell'amore o del disamore con il quale abbiamo vissuto il nostro vissuto.
Come diceva il famoso poeta indiano Khalil  Gibran "  Il ricordo è un modo di incontrarsi" .  Infatti è proprio il ricordo che mantiene vive le persone dentro di noi, anche se non ci sono più o sono lontane da noi, è il sutra, ovvero il  filo che ci unisce gli uni agli altri.
Il ricordo delle emozioni belle o brutte che abbiamo vissuto con loro e spesso accade che ricerchiamo ancora di rivivere quelle situazioni gioiose, anche se cambiano le persone che incontriamo e la scenografia. Voglio dire che il ricordo delle persone positive rimane dentro di noi, anche se cerchiamo di soffocarlo, forse per ego, forse per orgoglio o per il senso di superiorità. Certamente rimangono anche i ricordi brutti, le ferite che abbiamo ricevuto. C'è un detto popolare che enuncia quanto segue: " Fai il bene e scordatene, fai il male e ricordatene".  
Ricordare il bene che abbiamo fatto agli altri può incentivare il nostro ego, al contrario ricordare il male dovrebbe porci sul sentiero della trasformazione, del cambiamento, poiché il bene è naturale farlo, il male no, creare la sofferenza negli altri no.
Mi è piaciuta molto questa frase che ho letto  di  Cyril Connolly:  " I nostri ricordi sono schedari consultati e poi restituiti in disordine da autorità che noi non controlliamo".
Questo ci ricorda quanto sia importante fare con pazienza e costanza un lavoro di pulizia del nostro karmashaya ovvero il nostro inconscio. Se non facciamo questo lavoro e fingiamo di mettere da parte quello che è stato, senza elaborarlo, capiterà, nella nostra vita di vivere relazioni non profonde, incasinate, di avere momenti di irrequietezza, ansia, paura e depressione.
Questo perché renderemo parti di noi come delle autorità che non conosciamo, non controllabili e che, in quanto tali, avranno il potere di apparire nella nostra parte conscia quando meno ce lo aspettiamo.
I Fiori di Bach, quando il percorso è fatto con serietà, aiutano a fare una pulizia del nostro deposito inconscio, ma anche lo yoga. Spesso ho consigliato di abbinare queste due pratiche e devo dire, per esperienza, che i risultati sono stati sorprendenti.
Come diceva il grande Garcìa Màrquez: "La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla".
Il riassunto della nostra vita sta proprio nei ricordi, belli o brutti che siano, poiché i nostri pensieri e le nostre azioni non vengono registrati solo dentro di noi, ma anche nel libro dell'Universo, per questo è importante seguire non solo il dharma personale, ma quest'ultimo in accordo con il dharma universale.
Ci sono persone che dimenticano facilmente e cambiano la loro vita  frequentemente: lavoro, amicizie, parentele. Non seguono un filo logico, non costruiscono, si incasinano soltanto, ebbre della convinzione che la vita è una e va vissuta.
Prima di agire non si preoccupano nel valutare le loro azioni, confondono la sete di arrivismo con il desiderio di realizzazione, la passione con l'innamoramento, l'illecito con il lecito, l'interesse personale con l'interesse collettivo e pensano che la vita sia un prendere più che un donare.
Non hanno la capacità di discriminare tra il  vero e il falso, tra l'apparenza e la sostanza, tra il piacere e il dispiacere, tra le relazioni autentiche e quelle che non lo sono.
Confondono dentro di loro e alla fine abbandonano le relazioni autentiche per fidarsi di quelle che non sono sincere.
Perché?
Le relazioni autentiche implicano la presenza costante e delicata nella vita altrui, ma anche il ricordo di se, di chi realmente siamo, di cosa siamo venuti a fare in questa dimensione terrena e di dove stiamo andando. Al contrario, le relazioni effimere sono basate sull'ego, sull'egocentrismo. Sono presenti quando c'è la convenienza, quando l'interesse finisce, che sia economico, sociale, o altro, finisce anche la loro presenza.
Mi chiedono spesso come si riconosce una relazione autentica da una che non lo è.
Bene, penso che questo potrebbe essere argomento per un prossimo post. Che ne dite?
Adriana






















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