Fare esperienze in vari ambiti dove si parla di yoga e anche in alcuni dove come scelta politica ci si dimentica che la culla dello yoga è l'India, mi è stato molto utile per comprendere quanto a volte ci siano delle evidenti fratture culturali tra il presente e il passato. Disconoscere che la culla dello yoga sia l'India, al fine di creare molte forme di pratiche moderne e commerciali che vadano incontro alla richiesta del mercato che è quella di ottenere in tempi brevi, solo con limitate pratiche dello yoga, i benefici promessi è come disconoscere che il Gange sorge dal grande ghiacciaio di Gangotri sulll’Himalaya e dopo aver percorso 2.510 Km , oltre due volte la superficie dell'Italia, sfocia nel Golfo del Bengala. Pensate quanta terra tocca il Gange, di quante cose, nei secoli, è stato testimone e quanto beneficio ha portato ai popoli insediati lungo i suoi argini.
Ecco, lo yoga per me è come il Gange, anche di più, perchè ha avuto la forza di andare oltre le frontiere, per giunta senza passaporto e far parlare di se. Per comprendere a fondo lo yoga non basta aver fatto un viaggio in India da turisti ma è necessario aver vissuto un'immersione, di quelle più profonde, nella cultura, nelle parole, nei versi recitati dai brahmini, negli asana e nelle pratiche più antiche di questa disciplina riconosciuta dall'Unesco patrimonio dell'umanità. Insomma un viaggio che fa comprendere come se vuoi davvero conoscere qualcosa devi capire da dove le pratiche e gli insegnamenti sono originati e tuttora custoditi.
Se vuoi essere alla moda devi insegnare uno yoga moderno, principalmente fatto di tecniche corporee ma se vuoi innanzitutto avere la conoscenza dello yoga devi ricercare, ricercare e non smettere mai di immergerti nella sua simbologia e lasciare che questa ti trasformi.
Per questo il mio grazie va alla cultura indiana che ci ha trasmesso i doni dello yoga affinchè fossero di beneficio per l'intera umanità.
Adriana
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