Mi chiedo se c'è stata un'epoca nella quale l'uomo sia stato veramante in pace. Scorrendo la storia di secoli e secoli non ne ho trovata. Mi sono fatta un'idea un po stramba che mi pone domade amletiche: perchè l'uomo ha quasi sempre cercato la pace utilizzando mezzi che non sono pacifici? Perchè nei secoli l'uomo ha pensato a difendere se stesso, le sue opinioni, le sue conoscenze e raramente si è aperto al dialogo, alla comprensione che la vita è molto più semplice di quello che appare e che in fondo, siamo tutti viaggiatori che, inesorabilmente, si trascinano verso una meta finale identica per tutti? Cerco di mettere ordine nei miei dubbi e per fortuna non affollano la mia mente, mi chiedo se esiste solo una mente individuale oppure anche una mente allargata che ci porti alla manifesta sensazione di essere parte di un senso comune e comunitario delle cose? A dire il vero rimango perplessa, fortemente, perchè tutte le volte che ho cercato l'allargamento e la condivisione ho spesso trovato, piccoli mondi dove ognuno si chiude ed è difficile che apra le proprie porte all'altro.
Non mi ritengo una persona particolarmente istruita o di conoscenza, ma cerco, con grande sforzo, quando e dove posso, di mettere in pratica gli insegnamenti che ho ricevuto, le conoscenze che ho ricercato ma devo ammettere che non è facile mantenere una coerenza tra ciò che penso, ciò che dico e ciò che faccio e a volte mi schianto contro quello che gli altri vogliono che io faccia.
Probabilmente il punto della mancanza di pace è proprio questo, un qualcosa che parte innanzitutto dalla relazione con noi stessi per estendersi poi al mondo circostante e conseguentemente allargarsi in uno spazio geografico di dimensioni più enormi.
Il punto è che i contrasti nascono proprio tra ciò che pensiamo sia giusto fare e ciò che gli altri pensano sia giusto che noi facciamo o che debba essere fatto, ma anche ciò che noi pensiamo gli altri debbano fare, senza aprirsi reciprocamente a un senso comune di idee e di ascolto.
In fondo c'è qualcuno che ha tempo per ascoltarci e noi stessi abbiamo tempo per ascoltare? Auscultare, ciò che per i nostri avi latini è l'azione del prestare l'orecchio per ascoltare con attenzione e in seguito agire con la discriminazione che l'attento ascolto dovrebbe aver procurato.
Quante volte ascoltiamo anche un sol respiro prima di parlare e di agire?
A volte cerchiamo tecniche complicate dimenticandoci che ciò che è semplice è davvero alla portata di tutti e per altro gratis.
Ascoltare il respiro ci pone immediatamente in una sensazione di pace e nel mentre chiudiamo gli occhi esso ci trasporta nel suo significato più profondo, lo spirare ovvero il soffiare che con il re davanti acquisisce il significato di soffiare di nuovo.
Il Re, non inteso nel senso monarchico secolare del termine, governa il nostro soffio e fa si che esso addivenga al ritmo e al tempo giusti per ognuno di noi, dimostrandoci tutta la sua sapienza e la sua equanimità di stratega.
Probabilmente la semplicità del re...spiro, il suo ascolto, potrebbe portare ad un soffio così leggero ma potente nello spazzare i pensieri più complessi, quelli attorcigliati, aggrovigliati e farci comprendere che la pace è quello stato delle cose che porta l'uomo a manifestare tutta la sua creatività e a rispettare e ascoltare quella degli altri.
Basterebbe anche solo un attimo in cui desideriamo chiudere gli occhi per connetterci con il respiro, al fine di arrivare alla parte più profonda di noi, nella parte più recondita del cuore dove l'io e il tu diventano noi e il noi un'unica persona.........................
In fondo siamo tutti uniti dal respiro o no?
Si potrebbe dire tanto altro ma non voglio annoiarvi ulteriormente con le mie domande senza senso.
Shanti, shanti, shanti
Pace, pace, pace
IN LAK ECH era il saluto maya e significava estesamente: "sono un altro te in te stesso".
RispondiEliminaPiù pensieri empatici e meno ipocrite e impomatate formalità politiche per una vita di Pace.